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giovedì 16 ottobre 2008

La vera storia dei precari Ispra

I 400 che rischiano il licenziamento dopo anni di lavoro altamente qualificato, espongono cifre e curricula

Si è svolta questa mattina la conferenza stampa dei precari ex Apat per illustrare ai media la situazione. Questo dopo molta disinformazione, anche ministeriale, e soprattutto dopo che tutto pare sia fermo per risolvere la situazione.

All'incontro ha partecipato Renato Angelo Ricci, che è stato commissario negli anni scorsi ed aveva anche scritto al Ministro perorando la causa dei precari sottolineandone la competenza.

Pubblichiamo di seguito il loro comunicato, una tabella con i veri dati aggiornati sul numero di precari dell'Ispra e le loro varie tipologie, oltre a sei sintesi di curricula particolarmente indicativi della situazione di cui si parla.

L'incontro di oggi non è sindacale o politico ma scientifico, e vuole analizzare la situazione dei precari che si occupano di ambiente da questo punto di vista, raccontando ai media (quindi alla collettività) la vera storia del precariato degli enti di ricerca, che non è costituito da collaboratori a latere dei tempi indeterminati e nemmeno da «capitani di ventura», ma da persone per formare le quali la collettività ha speso molti milioni di euro, la grande maggioranza dei quali sono entrati nella Pubblica Amministrazione tramite concorso e le cui competenze tra qualche mese potrebbero essere al servizio di paesi stranieri.

Sono infatti oltre 400 i contratti in scadenza all'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da qui a fine anno: molti lavoratori, sia a tempo determinato sia collaboratori atipici, rischiano di perdere il posto già dal mese prossimo e non potranno più garantire agli italiani le informazioni e la vigilanza necessarie per la tutela dell'ambiente in cui vivono.

Tutti professionisti che attualmente svolgono (spesso da molti anni) compiti strategici di controllo ambientale in settori come quelli dei rifiuti, nucleare, difesa del suolo, emergenze ambientali, siti contaminati ed emissioni in atmosfera. Attività fino ad ora svolte dall'Ispra, fondamentali per la salute e la vita dei cittadini, la cui operatività è messa a rischio dalle conseguenze dei provvedimenti approvati ieri dalla Camera dei deputati (in particolare l'emendamento Brunetta 37-bis sui precari).

Un fisico come Renato Angelo Ricci ha espresso la propria solidarietà al personale precario dell'Ispra, di cui è stato commissario nel 2001 (quando era ancora Anpa), e con una lettera ha invitato le istituzioni a prendere provvedimenti per tutelarlo, visto «il ruolo fondamentale che esso ha svolto e continua a svolgere per l'operatività di un'Agenzia che ha funzioni insostituibili». Lo ha fatto a ragion veduta, dopo essersi adoperato durante la sua gestione per trovare «soluzioni adeguate» sulla stabilizzazione: inutilmente, nonostante le tante promesse dei ministri di allora di cui nell'archivio di Ricci esiste ancora testimonianza scritta.
Sebbene siano chiare le responsabilità di chi amministra la cosa pubblica e tante siano le richieste da fare all'amministrazione del nostro Istituto, a partire dalla stabilizzazione dei circa 300 aventi diritto ai sensi delle Leggi Finanziarie 2007 e 2008, quella che vogliamo evidenziare è la generale disattenzione da parte delle Istituzioni verso i problemi della ricerca e della salute ambientale, dimostrata non solo dalle norme adottate dai diversi governi che si sono succeduti, ma soprattutto dalla loro interpretazione restrittiva e dall'atteggiamento negativo degli stessi Enti nei confronti della stabilizzazione.

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