LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 12 gennaio 2010

AGENZIE 12/01/2010

RICERCA: 50ESIMO GIORNO SUL TETTO PER PRECARI ISPRA, VENERDÌ IL VERDETTO/


RICERCA: 50ESIMO GIORNO SUL TETTO PER PRECARI ISPRA, VENERDÌ IL VERDETTO/ADNKRONOS = Roma, 12 gen. - (Adnkronos) - Sono passati ormai 50 giorni da quando i precari dell'Ispra hanno iniziato la loro protesta sul tetto dell'Istituto in Via Casalotti e venerdì prossimo è atteso il 'verdettò sulla reale disponibilità della «parte pubblica» di dare seguito alle aperture verbali manifestate ieri, primo giorno del tavolo tecnico con ministero dell'Ambiente, Funzione Pubblica e struttura commissariale. «Il tavolo è stato proficuo - dice all'ADNKRONOS Michela Mannozzi, ricercatrice precaria Ispra del coordinamento precari dell'Usi Rdb Ricerca - e attendiamo per venerdì un riscontro attraverso un verbale in cui dovranno essere esplicitate le intenzioni emerse al tavolo. Questo sarebbe un primo passo importante verso la concretizzazione degli accordi». «La nostra richiesta - evidenzia - si è suddivisa in tre fasi. La prima prevede la prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro scaduti nel 2009 e in scadenza nel 2010. La seconda, prevede l'indizione di selezioni per trasformare contratti atipici in contratti subordinati per mezzo di concorsi con riserve previste dalla legge. La terza, un piano per assunzioni a tempo indeterminato anche in vista del turn over (dovrebbero essere circa 200 infatti i prepensionamenti). Abbiamo anche chiesto il finanziamento di alcuni progetti (Sima e Indigest) in modo da salvaguardare le professionalità coinvolte. Si tratta, infatti, di progetti cui afferiscono figure interdisciplinari e personale amministrativo fondamentali per gestire i programmi di ricerca». «È stata fondamentale - racconta la ricercatrice - la presenza di Funzione pubblica che ha dichiarato congrue, rispetto alla normativa vigente, le nostre istanze dimostrando così che l'atteggiamento finora tenuto dalla struttura commissariale era pregiudiziale. Dopo due ore di dibattito, abbiamo raggiunto un momento di sintesi nel quale la controparte pubblica ci ha invitato ad inviare un documento esplicitando le tre fasi e ci ha annunciato a voce una disponibilità che dovrebbe ora concretizzarsi».
Al momento, fa sapere la ricercatrice, »l'unica situazione chiara è che gli interessi dei precari da un lato e quelli della struttura commissariale e del ministero (con l'avallo della Funzione pubblica) possono convergere sulla prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro scaduti nel 2009 e in scadenza nel 2010«. Questo punto, però, per i precari ormai da 50 giorni sul tetto, è »necessario ma non sufficiente« per smobilitare la protesta. Infatti, come dice Mannozzi, i precari si aspettano »un impegno concreto rispetto al passaggio da contratti atipici a contratti a tempo determinato, a normativa vigente«. Nel frattempo, a giugno, ricorda Mannozzi, »l'Italia ha perso due ricercatori che, con l'Ispra non avevano nemmeno la 'precarieta« garantita (il loro contratto è scaduto a dicembre), e invece in Inghilterra sono stati assunti nel giro di pochi giorni con un contratto a tempo indeterminato. Ed è stato pagato loro persino il trasloco!». Intanto per venerdì prossimo, giorno del 'verdettò, l'Usi Rdb Ricerca ha indetto per le 10 e 30 un'assemblea cittadina aperta a tutti nella sede di Via Casalotti con lo scopo di «parlare della vertenza Ispra, ma anche della situazione dell ricerca in Italia e dei controlli ambientali. Il tema infatti è di interesse per tutti. »Se oggi una petroliera affondasse in uno dei nostri mari - dice la ricercatrice per dare la misura della centralità della questione - il ministero dell'Ambiente non avrebbe la possibilità di intervervenire con la tempestività necessaria e a costi sostenibili. Primo - spiega - perchè di fatto non c'è più il gruppo emergenze che dovrebbe coordinare gli interventi (da 13 unità sono diventate 4). Secondo, non c'è più la convenzione tra ministero dell'Ambiente e Rete Castalia, un consorzio di armatori con il compito di entrare in azione in questi casi«
«In sostanza - chiarisce Mannozzi - dato lo stato dell'arte, passerebbero giorni prima che tutti i tasselli amministrativi fossero messi in ordine per consentire l'intervento della Rete Castalia». In soldoni, per le due ragioni suddette, se una petroliera affondasse «gli interventi idonei scatterebbero »troppo tardi per poter davvero evitare i danni maggiori« e, per di più, »l'intervento avrebbe comunque costi ben superiori a quelli previsti nel caso di strutture di intervento ordinarie«. Insomma la macchina dei controlli ambientali deve essere ben oliata ed efficiente per offrire tutte le garanzie necessarie. »A giugno - ricorda la precaria del coordinamento Usi Rdb Ricerca - quando c'è stato il primo licenziamento di massa (179 i licenziati) i controlli previsti nella discarica di Malagrotta hanno subìto forti rallentamenti se non la paralisi«. E l'Italia, prosegue, è persino »andata in infrazione comunitaria perchè tra i licenziati di giugno c'era una collega che si occupava di certificazione Emas nelle industrie della cercamica e che, causa licenziamento, non ha potuto fare il suo lavoro. Poi - fa sapere Mannozzi - l'hanno dovuta riprendere e hanno optato per un contratto interinale«.

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