Da greenreport.it - Per fermare il licenziamento di 430 loro colleghi annunciato tra giugno e dicembre dalla struttura commissariale che gestisce l’Ispra, i lavoratori hanno presentato un clip autoprodotto, dal titolo “Non sparate alla ricerca”, per spiegare cosa accadrà con la “morte” della ricerca e dei controlli ambientali. Alla proiezione, prevista per le 19.30 del 18 giugno al Caffè Fandango di Roma, farà seguito una tavola rotonda sulla situazione e le prospettive della ricerca ambientale in Italia dal titolo “La ricerca di Pulcinella”, cui parteciperanno personalità del mondo scientifico e politico, ricercatori ed ambientalisti. Nell’occasione, sarà anche presentata una lettera aperta che i precari Ispra hanno scritto al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, responsabile del dicastero vigilante sull’Istituto e sui suoi lavoratori. Verrà dato il via anche ad una raccolta di firme cui tutti i cittadini potranno aderire, visto che avverrà sul web, attraverso il sito internet www.nonsparateallaricerca.org
Fino all´anno scorso, esistevano due Enti pubblici di Ricerca: l’Icram, unico Ente pubblico ad occuparsi di mare, in un Paese con 8mila Km di coste, e l’Infs, l’Istituto nazionale Fauna selvatica. Esisteva poi un’Agenzia governativa per l’Ambiente, l’Apat, che si occupava di Protezione Ambientale: ognuno dei tre soggetti aveva un’identità forte e competenze tecnico‐scientifiche di grande livello, ma fondamentalmente diverse tra loro. Ad agosto 2008, il Governo li ha fusi in un’unica entità, creando l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra).
Da quel momento, tutte le procedure economico‐amministrative che erano state ritagliate su misura per le varie attività dei tre ex enti sono state sostituite con procedure arcaiche e farraginose, assolutamente non idonee allo svolgimento delle attività di ricerca. Ora, sono 200 le persone che il 30 giugno vedranno i loro contratti non rinnovati, e da qui alla fine dell’anno si arriverà al licenziamento di 430 unità pari a più di 1/3 del personale ISPRA. I precari chiedono chiarezza e garanzie sul proprio futuro, come su quello della tutela dell’ambiente in Italia.
Fino all´anno scorso, esistevano due Enti pubblici di Ricerca: l’Icram, unico Ente pubblico ad occuparsi di mare, in un Paese con 8mila Km di coste, e l’Infs, l’Istituto nazionale Fauna selvatica. Esisteva poi un’Agenzia governativa per l’Ambiente, l’Apat, che si occupava di Protezione Ambientale: ognuno dei tre soggetti aveva un’identità forte e competenze tecnico‐scientifiche di grande livello, ma fondamentalmente diverse tra loro. Ad agosto 2008, il Governo li ha fusi in un’unica entità, creando l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra).
Da quel momento, tutte le procedure economico‐amministrative che erano state ritagliate su misura per le varie attività dei tre ex enti sono state sostituite con procedure arcaiche e farraginose, assolutamente non idonee allo svolgimento delle attività di ricerca. Ora, sono 200 le persone che il 30 giugno vedranno i loro contratti non rinnovati, e da qui alla fine dell’anno si arriverà al licenziamento di 430 unità pari a più di 1/3 del personale ISPRA. I precari chiedono chiarezza e garanzie sul proprio futuro, come su quello della tutela dell’ambiente in Italia.
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