ROMA (21 giugno) – Questa volta nel mirino del ministro Brunetta finiscono le Regioni a statuto speciale: godono di un privilegio finanziario che andrebbe eliminato. Renato Brunetta, ospite domenicale di Rtl 102.5, propone di rivedere una legislazione “vecchia di oltre 50 anni”. «Ho detto ancora una volta cose che tutti conoscono che però non si possono dire - esordisce Brunetta - Negli ultimi 50 anni molte Regioni hanno utilizzato bene questa autonomia, altre l'hanno usata male. Vorrei però dire e ricordare che tutte queste Regioni hanno avuto più risorse di altre: per fare un esempio, un bambino valdostano ha 4-5 risorse in più di un bambino piemontese. È giusto? Io dico che a 60 anni dalla Costituzione, dalla fine della Guerra, nell'Europa delle Regioni questi statuti, che, voglio precisare, non riguardano l' autonomia ma le risorse, vanno rivisti. A mio parere tutte le Regioni devono diventare speciali, con costi e trasferimenti standard per tutti, senza cioè più la distinzione tra Regioni privilegiate e Regioni non privilegiate. Nessuna lesa maestà per carità però par condicio per quanto riguarda le risorse».
«Crisi, c'è troppo pessimismo: per l'Italia è un momento magico». Il ministro torna anche a parlare di crisi: da «inguaribile ottimista» osserva che c'è «troppo pessimismo e troppa paura» in giro. Basterebbe che la grande maggioranza degli italiani «che ha mantenuto il reddito in questi mesi» investisse di più in beni durevoli per ripartire. «Paradossalmente è un momento magico per l'Italia. I lavoratori che hanno davvero una situazione difficile sono 500 mila, persone che sono in cassa integrazione e in una situazione difficile, anche se hanno comunque una protezione di reddito all'80%. Poi ci sono 14 milioni di lavoratori che hanno viceversa mantenuto il reddito e anzi aumentato il potere di acquisto perchè sono diminuiti i prezzi, le tariffe, i costi dei mutui. C'è insomma un effetto-ricchezza, anche se sembra paradossale dirlo, che andrebbe investito. Ma la gente non si decide ad acquistare e a comprare perchè ha paura: siamo in una fase in cui ci sono segnali di ripresa e per questo occorre dare fiducia. Servirebbe che gli italiani ricominciassero ad orientarsi verso beni durevoli, come le macchine, la casa, il mobilio, gli elettrodomestici. Questo è un momento determinante e a questo mi riferisco quando, da economista, parlo di momento magico. Se lo faremo, usciremo dalla crisi prima di altri. Confesso di essere un inguaribile ottimista, ma da queste due situazioni difficilissime, la crisi economica e la tragedia del terremoto, possiamo prendere la spinta per ripartire».
«Crisi, c'è troppo pessimismo: per l'Italia è un momento magico». Il ministro torna anche a parlare di crisi: da «inguaribile ottimista» osserva che c'è «troppo pessimismo e troppa paura» in giro. Basterebbe che la grande maggioranza degli italiani «che ha mantenuto il reddito in questi mesi» investisse di più in beni durevoli per ripartire. «Paradossalmente è un momento magico per l'Italia. I lavoratori che hanno davvero una situazione difficile sono 500 mila, persone che sono in cassa integrazione e in una situazione difficile, anche se hanno comunque una protezione di reddito all'80%. Poi ci sono 14 milioni di lavoratori che hanno viceversa mantenuto il reddito e anzi aumentato il potere di acquisto perchè sono diminuiti i prezzi, le tariffe, i costi dei mutui. C'è insomma un effetto-ricchezza, anche se sembra paradossale dirlo, che andrebbe investito. Ma la gente non si decide ad acquistare e a comprare perchè ha paura: siamo in una fase in cui ci sono segnali di ripresa e per questo occorre dare fiducia. Servirebbe che gli italiani ricominciassero ad orientarsi verso beni durevoli, come le macchine, la casa, il mobilio, gli elettrodomestici. Questo è un momento determinante e a questo mi riferisco quando, da economista, parlo di momento magico. Se lo faremo, usciremo dalla crisi prima di altri. Confesso di essere un inguaribile ottimista, ma da queste due situazioni difficilissime, la crisi economica e la tragedia del terremoto, possiamo prendere la spinta per ripartire».
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