LA PETIZIONE DA FIRMARE

giovedì 12 febbraio 2009

Istituto di geofisica: scioperano i precari. Lavorano per la sicurezza, senza sicurezza

ROMA - Giovedì 12 febbraio, dalle 10 davanti alla sede nazionale del dipartimento di Protezione Civile a Roma, l’Flc-Cgil, Fir Cisl e Uilpa Ur nazionali hanno indetto una mobilitazione del personale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) nel quadro della lotta contro lo stato di precarietà e la minaccia di perdita del posto di lavoro che stanno portando avanti. L’Ingv è un Ente pubblico di ricerca che si occupa di monitoraggio dei terremoti e delle attività dei vulcani. Sviluppa le sue ricerche nella direzione del monitoraggio dei rischi naturali comunemente conosciuti, tanto quanto di quelli dovuti al cambiamento di clima (vi ricordate lo tsunami?). La sua attività è quindi impostata in parte su quella che potremmo definire ordinaria amministrazione, ma in soprattutto sullo sviluppo della ricerca, reso ancor più necessario dal precipitare in questi ultimi anni dei mutamenti ambientali. Ciò che lascia intendere la necessità di uno “sviluppo continuo in pianta stabile”, e per quanto questa possa sembrare una contraddizione in termini, è esattamente ciò che meglio rappresenta la sostanza di questo ente di ricerca. Riformato nel 2001, ha ridefinito in questi termini la sua missione e la pianta organica lavorando in collaborazione con partners (p. es la protezione civile) per sviluppare la ricerca. Ma come si può ben capire non si tratta di ricerche a tesi; una ricerca sui rischi sismici (con la protezione civile) non si può esaurire, non solo perché la terra è cosa viva e in continua evoluzione, ma anche perché l’intervento dell’uomo sull’ambiente provoca spesso conseguenze che vanno ben oltre le conseguenze di una catastrofe naturale. Dunque, oltre la pianta organica, la necessità della presenza dei molti ricercatori che sono entrati a far parte dell’Istituto in questi anni si spiega in questo modo, e viene ancor più sostenuta proprio dal fatto che il tipo di ricerca è “giovane” ovvero si è andato sviluppando moltissimo in questi ultimi anni e a maggior ragione ha visto la presenza di numerosissimi ricercatori giovani, e con grande successo. Nel 2007 l’Ingv ha avuto il riconoscimento del più alto numero di citazioni di pubblicazioni scientifiche in campo geofisico nel mondo. Ma fronte del blocco delle assunzioni intervenuto da più di dieci anni, i ricercatori ora si trovano nella posizione di ricoprire incarichi essenziali per il funzionamento di questo istituto, come il servizio di monitoraggio di terremoti attraverso turni 24 ore su 24, fornendo alla Protezione civile servizi e consulenza utili per la riduzione del rischio sismico e vulcanico, senza alcuna sicurezza. La certezza della necessità del loro lavoro è inversamente proporzionale a quella del loro posto. Le lotte che tutti i ricercatori hanno avviato questo autunno contro la legge 133 hanno ottenuto che almeno fosse rispettata la scadenza dei contratti, che secondo Brunetta, di qualsiasi tipo fossero o anche se avessero ottenuto nel frattempo un rinnovo a più lunga scadenza, sarebbero dovuti scadere tutti a giugno. Ma per questo Istituto in particolare ben 230 persone con contratto a tempo determinato rischiano di non veder comunque rinnovato il contratto che non sia stato stabilizzato entro giugno, mentre 170 atipici non avrebbero neanche l’opportunità di quel contratto. Il problema a questo punto è dell’Ente, che rischia la paralisi del servizio. Cosa che sta accadendo in moltissimi altri casi, come per esempio quello del Comune di Roma. Ma quando Alemanno ha coperto Roma di manifesti in cui faceva sapere che aveva assunto 3.000 precari, in realtà il gesto “generoso” se l’è fatto a se stesso: se non li avesse assunti, con i tanti precari con contratti a scadenza, nessun servizio avrebbe potuto più funzionare. E benché Brunetta con velleità da padrone elargisca a gocce l’acqua agli assetati in modo che non muoiano ma che siano sempre assetati, il punto è questo: l’Istituto rischia di non poter più funzionare. Il comunicato sindacale che ha indetto la giornata di lotta lo dice chiaramente: “Chiediamo che il governo prenda in dovuta considerazione la situazione dell’Ingv per giungere in tempi rapidi ad una risposta che dia finalmente soluzione a questa autentica emergenza – si legge – permettendo l’ampliamento della pianta organica ed il completamento del processo di stabilizzazione del personale precario senza la quale lo stesso Ente non sarebbe, peraltro, in grado di rispondere ai propri compiti fondamentali”. Domani, mentre a Catania chiederanno di essere ricevuti dal prefetto, da tutte le altre sedi i lavoratori si ritroveranno a Roma davanti alla protezione civile.

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