LA PETIZIONE DA FIRMARE

giovedì 23 ottobre 2008

SINDACATI, SCIOPERO 14/11 SE NON CI CONVOCANO

(AGI) - Roma, 22 ott. - Sciopero generale di universita', ricerca e accademie il 14 novembre con corteo a Roma e manifestazioni di fronte ai ministeri (28 ottobre Agricoltura, 5 novembre Miur). I sindacati confederali confermano la mobilitazione, che potrebbe rientrare solo a seguito di una convocazione da parte del governo, che finora non ha voluto aprire un tavolo di confronto. "Non riusciamo a farci ascoltare e siamo costretti ad andare allo sciopero generale. I ministri Brunetta, Gelmini e Prestigiacomo non hanno mai risposto alle nostre richieste e non ci hanno mai convocato", hanno affermato i segretari generali di Flc-Cgil, Cisl Universita' e Cisl Fir, Uil Pa-Ur, nel corso di una conferenza stampa. Secondo i sindacati, la politica "a dir poco miope" del governo, fatta solamente di tagli indiscriminati, rischia di minare la sopravvivenza stessa delle universita' e di impedire il funzionamento dei centri di ricerca. "Sfidiamo il governo ad aprire una discussione a tutto campo", ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil. "Il sindacato e' pronto ad accettare il confronto in nome dell'efficienza e della razionalizzazione, ma nessun ministro ha voluto incontrarci - ha fatto notare Giuseppe De Biase, della Cisl Fir - Abbiamo scioperato anche contro il governo Prodi, non e' una questione di schieramento politico. Lo sciopero rientrerebbe se si aprisse un confronto reale: diversamente, non ci fermeremo, anche dopo lo sciopero". "Il sindacato chiede un incontro da giugno - ha ribadito Antonio Marsilia, segretario generale di Cisl Universita' - Il ministro Gelmini ha riferito di avere pronta una proposta di riforma dell'Universita', che noi ignoriamo totalmente". "Siamo costretti allo sciopero - fa eco Alberto Civita, segretario generale della Uil Pa - Il ministro Brunetta ha parlato per ora solo per slogan sui giornali ma sull'universita' e la ricerca si gioca il futuro del paese".
Secondo Pantaleo il governo invece di mandare la polizia negli atenei dovrebbe piuttosto dialogare con il sindacato che "ha il compito di tenere coesa la societa'"; il premier dimostra invece di avere "un'idea autoritaria" dei rapporti con le forze sociali, e non ha "rispetto per le funzioni del sindacato". "In uno stato democratico e' fondamentale ascoltare e capire chi dissente - ha aggiunto - ed avere anche l'umilta' di cambiare".
Le ragioni dello sciopero sono il taglio del Fondo di finanziamento ordinario, il blocco del reclutamento e dei processi di stabilizzazione dei precari, il taglio delle retribuzioni del personale, la possibilita' di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, l'assenza di risorse per il rinnovo dei contratti (Universita' per il biennio 2008-2009 e Alta formazione artistica musicale 2006-09). La prospettiva e' "la sparizione dell'universita' italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione", l'aumento delle tasse universitarie e una divaricazione classista tra chi ha la possibilita' di studiare magari nelle sedi piu' prestigiose e chi no. Negli enti di ricerca, il taglio delle piante organiche, il blocco delle assunzioni, la non considerazione dei precari atipici, la riduzione degli stipendi si tradurerrebbero in un'impossibilita' a garantire le attivita' svolte finora e in un'ulteriore "fuga di cervelli". Per le accademie non ci sono i fondi per rinnovare il contratto scaduto da 34 mesi e per i conservatori vi e' la proposta "folle" di mantenerne attivi solo 5-6 per regionalizzare gli altri, con il pericolo di farli sparirire, viste le magre risorse degli enti locali. "Siamo difornte alle destrutturazione completa del sistema universitario - hanno detto i sindacalisti - Non si puo' pensare di migliorare la ricerca con lo strangolamento finanziario". (AGI)

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